Un vento di cambiamento sta soffiando nel panorama IT delle grandi aziende italiane. Dopo l’iniziale entusiasmo per le promesse di scalabilità e flessibilità del cloud pubblico, molte realtà, con banche e istituzioni governative in prima linea, stanno adottando un approccio più cauto e strategico. La migrazione totale verso la nuvola non è più vista come l’unica via, e un modello ibrido sta rapidamente guadagnando terreno.
A suonare il campanello d’allarme sono principalmente due fattori: i costi imprevisti e il rincaro dei prezzi dell’energia. Un recente studio condotto da Researchscape per conto di Cloudera evidenzia come il 45% delle aziende italiane sia oggi seriamente preoccupato per l’aumento degli oneri legati alla gestione dei dati in cloud. Questa preoccupazione sta portando a un fenomeno di “rimpatrio” dei dati nei data center aziendali, segnando un’inversione di tendenza rispetto alla migrazione indiscriminata degli anni precedenti.
Il Virtual Desktop Infrastructure (VDI) può rappresentare una soluzione interessante e potenzialmente efficace per affrontare il problema descritto, ovvero i costi imprevisti e il rincaro dei prezzi dell’energia.
Innanzitutto, centralizzando i desktop sui server aziendali, le imprese possono esercitare un controllo più diretto sui consumi energetici legati all’elaborazione. Ottimizzare l’efficienza energetica di un numero contenuto di server all’interno di un data center aziendale risulta infatti un’operazione potenzialmente più agevole rispetto alla gestione energetica di una vasta gamma di dispositivi endpoint distribuiti.
Inoltre, la VDI consente di ridurre i costi hardware degli endpoint, poiché permette l’utilizzo di thin client o dispositivi meno performanti. Questo si traduce in una diminuzione delle spese di acquisto, manutenzione e, aspetto cruciale, del consumo energetico di ogni singola postazione di lavoro rispetto ai tradizionali PC.
Un ulteriore vantaggio risiede nella possibilità di prolungare il ciclo di vita degli hardware esistenti. Dato che la potenza di calcolo necessaria per l’esecuzione delle applicazioni risiede nei server centrali, i dispositivi endpoint meno recenti possono continuare a essere utilizzati più a lungo, posticipando la necessità di effettuare nuovi investimenti hardware.
La centralizzazione offerta dalla VDI si estende anche alla gestione e alla manutenzione. L’applicazione di patch, aggiornamenti software e policy di sicurezza viene semplificata, riducendo il carico di lavoro del reparto IT e, di conseguenza, i potenziali costi operativi.
Per le organizzazioni particolarmente sensibili alla sicurezza dei dati, come banche e istituzioni governative, mantenere le informazioni all’interno della propria infrastruttura, anche in un contesto VDI, offre un maggiore controllo sulla sicurezza e sulla conformità normativa, rispondendo direttamente alle preoccupazioni emerse dallo studio.
È importante sottolineare come la VDI si integri perfettamente con un modello cloud ibrido. Le aziende possono scegliere di mantenere i desktop virtuali e le applicazioni più critiche o che richiedono elevate prestazioni all’interno della propria infrastruttura, sfruttando al contempo la flessibilità e la scalabilità del cloud pubblico per altre esigenze.
Infine, la VDI, sia essa implementata on-premise o in un contesto ibrido, offre una scalabilità controllata dell’infrastruttura desktop. Le aziende possono dimensionare le risorse in base alle proprie necessità, ottenendo una maggiore prevedibilità dei costi rispetto ai modelli cloud pubblici basati sul consumo effettivo.
La Virtual Desktop Infrastructure (VDI) è proprio un’architettura che permette di creare e gestire ambienti desktop virtuali che vengono eseguiti su server centralizzati all’interno di un data center.
In sostanza, invece di avere un sistema operativo desktop installato direttamente su un dispositivo fisico (come un computer portatile o una workstation), con la VDI l’intero ambiente desktop (sistema operativo, applicazioni, dati) risiede su un server remoto. Gli utenti accedono a questi desktop virtuali tramite una rete (LAN, WAN o Internet) utilizzando un dispositivo endpoint, che può essere un thin client, un client leggero, un tablet, un laptop o persino uno smartphone.
La Virtual Desktop Infrastructure (VDI) centralizza la creazione e gestione di desktop virtuali su server, semplificando amministrazione, aggiornamenti e sicurezza. Sfruttando la virtualizzazione, ottimizza l’hardware eseguendo più sistemi operativi contemporaneamente. Offre anche l’accesso remoto flessibile da diversi dispositivi e permette personalizzazione individuale su un’infrastruttura condivisa. La sicurezza è rafforzata dalla centralizzazione dei dati, e la gestione IT risulta semplificata con la gestione unificata di patch e configurazioni.
In conclusione, la VDI si presenta come una soluzione valida e pertinente per le aziende che, alla luce dei crescenti costi del cloud pubblico e dell’energia, stanno riconsiderando le proprie strategie IT e optando per un approccio ibrido. Offre un modo per centralizzare e controllare i costi, migliorare la sicurezza e supportare un ambiente di lavoro flessibile, pur mantenendo una parte significativa dell’infrastruttura internamente.
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